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IL PARENT TRAINING

  • Autore: Monica Murgia
  • 27 gen, 2019

E’ un metodo di intervento finalizzato all’incremento delle abilità genitoriali nel gestire i comportamenti problematici dei figli.

Il Parent Training mira a:

 

§Migliorare la relazione e la comunicazione tra genitori e figli

§Aumentare la capacità di analisi dei problemi educativi che possono insorgere

§Aumentare la conoscenza dello sviluppo psicologico dei figli e dei principi che lo regolano

§Diffondere metodi educativi efficaci

§Rendere la vita familiare e i problemi di tipo educativo che possono sorgere più facilmente gestibili.

I gruppi consentono ai genitori di affrontare i compiti e le difficoltà educative aumentandone le competenze ma anche favorendo, in un clima collaborativo, la condivisione di esperienze personali. Permettono inoltre di facilitare lo scambio di esperienze, facilitare lo scambio emozionale, diminuire, attraverso lo scambio con gli altri, il senso di smarrimento e recuperare l’identità genitoriale (Danforth et al., 2006).

Non vi sono regole precise riguardo alla dimensione del gruppo, anche il coinvolgimento di 4 famiglie è il criterio minimo per giustificare una proposta di intervento di questo tipo.

La composizione del gruppo deve essere il più possibile omogenea sia per l’età e le problematiche del figlio, sia per le caratteristiche del genitore.

Il programma prevede in genere da 4 a 10 incontri con cadenza bisettimanale in 3 parti:

§parte teorica, per illustrare gli aspetti generali dell’argomento.

§parte pratica, dove i genitori svolgeranno attività di role playing, case work o guarderanno filmati e videoregistrazioni da commentare.

§parte conclusiva, con la consegna di alcuni esercizi da attuare a casa.


 

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Autore: Giorgio Gaspa 27 febbraio 2019

E' un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.

E’ un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici, i disturbi del comportamento alimentare e le dipendenze.
La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni. Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR.

Autore: Monica Murgia 25 gennaio 2019

E’ un insieme di attività volte al potenziamento delle abilità cognitive. In base al profilo emerso dalla valutazione neuropsicologica e logopedica viene formulato un piano di trattamento specifico per la difficoltà del bambino ma che tenga conto anche dei punti di forza.

Nel caso dei disturbi dell’attenzione, una volta compresa la natura delle difficoltà (su quale componente dell’attenzione il bambino ha necessità di aiuto), verrà elaborato un programma di trattamento che prenda in considerazione sia le strategie per far fronte alle carenze presenti, sia degli esercizi specifici per potenziare le abilità di cui si ha bisogno.

Per fare ciò viene utilizzato presso lo Studio Liberamente anche il metodo integrato proposto dal Prof. Benso.

Il Metodo Benso è definito trattamento “integrato” perché mira a potenziare le componenti attentive esecutive, gli apprendimenti complessi (lettura, scrittura, calcolo) e le funzioni sottostanti (linguaggio, visuo-percezione) che risulteranno deboli dalla valutazione.


Con tale trattamento si espone gradualmente e direttamente il bambino a “stress” attentivi-esecutivi crescenti.
Non è sufficiente spiegare solo come si sta attenti, ma bisogna indurre il bambino ad esprimere in gradualità crescente tutti i tipi di attenzione e le funzioni esecutive di base.

Autore: Monica Murgia 20 gennaio 2019

Esistono diversi tipi di Attenzione:

Allerta cioè la prontezza di risposta agli stimoli (ad es. la porta sbatte e mi giro di colpo)

Attenzione sostenuta cioè la capacità di mantenere l’attenzione per tutto il tempo necessario all’esecuzione di un compito (ad es. ascoltare auna storia dall’inizio alla fine)

Attenzione selettiva cioè la capacità di selezionare uno stimolo importante ignorando i distrattori (ad es. ascoltare la maestra mentre i compagni chiacchierano)

Attenzione divisa cioè la capacità di prestare attenzione contemporaneamente a due o più compiti (ad es. prendere appunti mentre la maestra spiega)

Attenzione alternata cioè la capacità di spostare l’attenzione da un compito all’altro in modo alternato (ad es. mentre si guida la bicicletta prestare attenzione al traffico, ai pedoni e ai semafori)

 

I DISTURBI DELL’ATTENZIONE

Nei bambini bisogna sempre distinguerli dalla normale vivacità.

Ecco come si manifestano:

-scarsa cura ai dettagli e agli errori

-non riuscire a completare un compito o un gioco

-difficoltà a seguire le istruzioni

-evitamento di compiti che richiedono impegno attentivo

-sbadataggine e perdita di oggetti

-difficoltà a rimanere fermi

-parlare eccessivamente

-impulsività (rispondere senza lasciar terminare le domande, interrompere i discorsi e difficoltà ad attendere il proprio turno

 

Tali difficoltà spesso portano a scarso rendimento scolastico, rimproveri da parte degli adulti, difficoltà di relazione con i coetanei, senso di inadeguatezza e ansia che accentuano i problemi di base.

Tali problemi persistono in adolescenza dove l’iperattività diventa agitazione e la disattenzione si esprime in scarsa organizzazione delle proprie attività.

 

COME SI VALUTANO?

Con una valutazione condotta da uno Psicologo esperto e formato in Neuropsicologia e un Neuropsichiatra Infantile, che utilizzano interviste semistrutturate e questionari per raccogliere informazioni da diverse fonti (genitori, insegnanti), colloqui con bambino/adolescente e familiari e una valutazione testistica approfondita per conoscere le difficoltà e i punti di forza della persona in questione.

 

COME SI TRATTANO?

Alla fine del percorso diagnostico si possono mettere in atto specifici interventi personalizzati, in base al profilo ottenuto, come il parent training, il training cognitivo o la psicoterapia (quando opportuna) e nei casi di diagnosi di ADHD severo. In ambito scolastico, lo studente con disturbo dell’attenzione che presenta abilità deficitarie rispetto a quelle attese dai pari può usufruire della normativa BES del 2012 (con le relative personalizzazioni del piano didattico) e/o dei benefici indicati dalla legge 104 del 1992.

 

 

 

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